30° anniversario del Terremoto in Turchia

Il 13 marzo del 1992, alle ore 19,20, un terremoto catastrofico colpisce la Turchia, in corrispondenza della regione ove vivono popolazioni di origine curda.

Il sisma ha epicentro nei pressi di Erzikan nella Turchia orientale, magnitudo 6,8 Richter e provoca circa 4000 vittime.

L’Italia conferma la sua presenza ed offre, oltre agli aiuti umanitari, un contingente di soccorritori composto da Vigili del fuoco, elementi della Protezione Civile e CRI.

Trattandosi di una missione internazionale, il ruolo di Capo delegazione è affidato ad un diplomatico accreditato presso il Dipartimento della Protezione Civile

Turchia – Erzikan

Pastorelli è presente alla partenza delle squadre, a testimoniare la vicinanza della Amministrazione.

Il Direttore Generale della PC e SA Elveno Pastorelli affida all’ingegnere Marchionne Enrico l’incarico di Coordinatore Operativo del contingente di soccorso, che vedrà affiancati, ai colleghi di Roma, i Vigili del Fuoco di Firenze.

Sono assenti i cinofili perché i turchi, nel rispetto alla loro religione, considerano i cani animali impuri, e non gradiscono la loro utilizzazione nella ricerca di persone sepolte. Pertanto, in questa occasione, tra i soccorritori stranieri sono completamente assenti i cinofili; gli stranieri che, non conoscendo il problema, sono giunti ugualmente in Turchia, sono immediatamente rimpatriati.

Il contingente dei Vigili del fuoco parte dall’aeroporto di Ciampino il 15 marzo del 1992.

Come avvenuto in occasioni passate, le squadre dei Vigili e relativi automezzi, sono trasportati  da un C 130 della 46esima Aerobrigata dell’Aeronautica Militare, mentre su un secondo aereo prendono posto i gruppi della PC, con il Capo delegazione.

Per la prima volta i Vigili del fuoco sono dotati, oltre che delle normali attrezzature di soccorso, anche di un apparecchio Satellitare per le comunicazioni con l’Italia e di una tenda da campo pneumatica.

            All’atterraggio ad Ankara, il contingente italiano viene subito inviato ad Erzikan, in territorio di etnia curda, dove viene preso in consegna da Ufficiali dell’esercito turco e accompagnato in un’area militare recintata dove vengono montate le tende nella notte.

A Erzikan il gran caldo e l’intenso freddo si alternano tra giorno e notte, con il risultato che di giorno il sole ammorbidisce la neve costringendo i Vigili a lavorare nel fango, mentre di notte nevica e fa un gran freddo, con temperature molto al di sotto dello zero.

Il quadro delle distruzioni si presenta subito drammatico e di vaste proporzioni e, per la verità, non si registrano forze adeguate in campo per fronteggiare la situazione: infatti, la presenza di militari americani, di soccorritori inglesi e francesi, è adeguata, non sono presenti ulteriori risorse internazionali.

 Il rifiuto turco di utilizzare cani da ricerca, animali impiegati dai soccorritori di molte nazionalità ha sensibilmente ridotto la presenza di aiuti internazionali.

Di conseguenza, l’impiego delle squadre dei Vigili è intenso: con i geofoni, utilizzati per individuare le persone sepolte sotto le macerie, i Vigili compensano la mancanza dei cani da ricerca.

Durante una delle tante missioni che sono affidate ai Vigili, questi ultimi incontrano il gruppo dei soccorritori inglesi che utilizza, per le ricerche sotto le rovine, una piccola sonda luminosa con telecamera che, introdotta nelle fessure dei cumuli di detriti, trasmette le immagini su uno schermo televisivo campale. Qualche anno dopo, il Corpo si doterà dello stesso apparecchio.

            Poiché gli inglesi sono privi di veicoli per gli spostamenti, (come in Armenia, tutti i soccorritori stranieri, nelle zone operative, sono privi di automezzi), sorge l’idea di unire le due squadre, stabilendo una sinergia che si rivela di grande efficacia.

Una di queste operazioni congiunte produce una vasta eco nei media locali, rivelando quanto il recupero del corpo di una vittima, in Turchia, sia di fondamentale importanza. Vale la pena di ricordarla.

Nei giorni seguenti i Vigili si spostano insieme alle squadre inglesi che utilizzano sempre la sonda e lo schermo a video facilitando molto le azioni da intraprendere negli interventi.

In una piazza, un palazzo in cemento armato, che ospitava nei suoi sette piani un grande supermercato, è crollato su se stesso, formando una enorme collina di detriti.

Il pavimento del piano terra è rimasto intatto, ma in un punto si è verificata una lesione attraverso la quale esce una gamba di un uomo protesa verso il piano interrato sottostante.

Si tratta di un dipendente del supermercato, rimasto schiacciato dalle macerie, ma protetto da un armadio metallico che ne ha miracolosamente risparmiata momentaneamente la vita. Dopo alcuni giorni di inutili tentativi dei soccorritori turchi per tirarlo fuori, il poveretto muore. A questo punto viene richiesto l’ intervento dei Vigili del fuoco italiani.

Lo scenario del disastro si presenta a rischio molto elevato.

Per due ragioni: la prima è dovuta al fatto di operare al primo piano interrato, puntellando alla meglio il solaio attorno alla vittima e demolendone alcune parti per consentire il recupero del corpo. Tutto ciò mentre al piano superiore incombe il peso della “collina” dei detriti e la zona è soggetta a scosse di assestamento.

La seconda riguarda il fatto che ben sette pilastri del grande locale, dove si deve operare, sono schiacciati.

Inoltre, ad aggravare la situazione, esiste anche un secondo piano interrato, una moschea, dalla quale, dopo il crollo, sono uscite miracolosamente indenni 250 persone che stavano pregando.

Le strutture di questa moschea sono anch’esse irrimediabilmente compromesse, perché ben nove pilastri di cemento armato, non avendo sopportato il colpo e il peso del crollo, sono tutti “spanciati”, come provano i ferri venuti allo scoperto.

 In quelle condizioni bisogna fare presto a tutti i costi ed il rischio di un crollo totale degli ambienti che sono rimasti in piedi è molto, molto serio.

I Vigili lavorano per circa un’ora , alla luce delle torce elettriche, con un occhio ai pilastri e con le orecchie pronte a cogliere qualunque rumore anomalo: è l’ora più lunga della loro vita.

Il tempo non passa mai e le difficoltà tecniche dell’operazione sono sempre più evidenti.

In caso di crollo, con quelle strutture e con quella vastità del locale nessuno avrebbe mai fatto in tempo ad uscire all’aperto e mettersi in salvo.

Quel giorno la mano di Santa Barbara tiene in piedi tutti quei pilastri pericolanti e alla fine di quella interminabile ora, i Vigili riescono a recuperare il corpo, purtroppo, senza vita di quella sfortunata persona.

Quando escono all’aperto, la gente li circonda festosa ringraziandoli, come se quel poveretto fosse ancora in vita: nei giorni seguenti la loro azione viene elogiata da tutti i quotidiani della Turchia.

            La simpatia che circonda i Vigili del fuoco italiani è testimoniata anche da un episodio che  Marchionne ricorda nel suo libro (*):                          (*)I Pompieri e la memoria-Appunti per non dimenticare

…….” mentre avanziamo in colonna lungo una strada completamente allagata, nel mezzo di uno scenario desolante, circondati da palazzi distrutti, in un deserto completo, e immersi in un silenzio tombale, il furgone di testa cade dentro un grossa buca piena d’acqua e a nulla valgono i nostri sforzi per tirarlo fuori. Mentre sguazziamo nel fango in vani tentativi, sbuca dal nulla un vecchietto a bordo di un enorme trattore che aggancia il furgone e lo tira fuori con facilità. Lo voglio ringraziare con l’unica cosa che posso offrire qualche lattina di succhi di frutta, ma lui rifiuta, quasi spaventato, perché pensa che contengano alcool.  E così se ne va, scomparendo nel nulla da cui è venuto.”               

Oltre al Personale del Comando di Firenze, guidato dall’architetto Peruzzi, rientra anche il Personale di Roma intervenuto Enrico Marchionne, Franco Santinelli, Massimo Panzini, Mario Gonini, Claudio Garibaldi, Enea Strappaghetti, Tonino Basilici, Giovanni Rossi, Tullio Gelli, Rossano D’Angeli, Roberto De Vecchis, Gianfranco Campri, Aldo Marafante.

foto ricordo all’ aeroporto di Ankara

La foto di tutti all’aeroporto di Erzincan…personale del Comando di Firenze: Arch. Peruzzi Massimo, CS. Caglieri Andrea, Vigili Permanenti : Valenti Mauro, Chiavacci Stefano, Falciani Maurizio, Risani Carlo, Bacciotti Damiano, Fattori Alessandro, Martucello Rosario. Per la Protezione Civile il Vulcanologo Elvezio Galanti. Siamo partiti dopo aver caricato i mezzi VVF di Firenze dall’aeroporto di Pisa con aereo cargo C130, atterrati a Ciampino dove insieme a Pastorelli ci aspettava la delegazione dei colleghi VVF di Roma con i loro mezzi.

Come era accaduto alla partenza da Ciampino, anche al loro ritorno i Vigili trovano il Direttore Generale Pastorelli che li accoglie calorosamente portando il saluto di tutta l’Amministrazione.

Pastorelli saluta l’architetto Peruzzi. Si riconoscono a sinistra Marchionne ed, al centro, Antonio Pacini

La missione italiana ad Erzikan termina alle 21 del 20 marzo.

Associazione Nazionale Vigili del Fuoco – CN

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