4 Dicembre 2022

Santa Barbara, protettrice dei Vigili del Fuoco

Quadro – Dipinto di Santa Barbara di autore sconosciuto, esposto nella Galleria Storica dei Vigili del Fuoco della Campania, in via Del Sole, 10 a Napoli.

Cartolina con Santa Barbara 1942

Raccolta Personale di:

Roberto Rossi

Patrona dei Vigili del Fuoco raffigurata come nella statua di Benso Vignolini donata da Mussolini nel 1939 al Corpo nazionale durante il I° Campo Nazionale.

Fonte: A. Mella, Uniformi e distintivi dei vigili del fuoco 1900-1965, Milano 2008.

Editore: Rag. F. Duval – Editore – Milano Via Omboni, 1

Messaggio Augurale

del Presidente Nazionale e del Presidente Onorario

MESSAGGIO AUGURALE PER LA FESTIVITA’ DI SANTA BARBARA 2022 - leggi tutto...

Care Amiche e cari Amici,

la festività di Santa Barbara, nostra amata Patrona, è per tutti noi una ricorrenza che ci permette di ritrovarci e di condividere la gioia di appartenere ad una grande famiglia: quella dei Vigili del fuoco.

Siamo orgogliosi di avere contribuito, con il nostro impegno e la nostra passione, a far crescere e progredire il Corpo Nazionale. L’organizzazione e le capacità che i Vigili del fuoco sono oggi in grado di esprimere in ogni contesto emergenziale a servizio della collettività e per garantire la sicurezza dei nostri concittadini è dovuto a chi ci ha preceduto, a noi ed ai colleghi attualmente in servizio attivo.

Il calendario storico del 2023, intitolato “La Genesi” che narra per immagini, nel corso dei dodici mesi del nuovo anno, gli eventi che hanno portato alla creazione del Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco, a partire dagli inizi dell’800 fino a febbraio del 1939, sono una breve ma importante porzione della nostra entusiasmante storia plurimillenaria che dalla “Militia Vigilum” di Ottaviano Augusto del 6 d.C. ci ha portato ai giorni nostri. Una storia appassionante fatta di sacrificio, altruismo, sofferenze e gioie che noi della ANVVF vogliamo preservare e tramandare alle future generazioni.

In tal senso, come voi tutti sapete, siamo impegnati assieme al Corpo Nazionale, nella realizzazione dell’archivio storico dei Vigili del fuoco, una grande opera di catalogazione di tutti i beni storici nella piattaforma informatica che il nostro Ufficio informatico centrale ha realizzato e messo a disposizione del Corpo.

L’impegno dell’Associazione a servizio del Corpo e più in generale della società civile, è intenso e diversificato. Quest’anno, dopo tre anni di blocco dovuto alla pandemia, abbiamo potuto effettuare nuovamente il nostro consueto Raduno Nazionale. Sono state tre giornate intense che abbiamo trascorso nella meravigliosa città di Viterbo, accolti calorosamente da tutta la cittadinanza che si è mostrata interessata alla nostra storia, alle nostre tradizioni e all’attività di soccorso che i nostri colleghi in servizio effettuano con tecniche di avanguardia ed attrezzature altamente tecnologiche. Durante i tre incontri tematici che abbiamo organizzato, in collaborazione con il Corpo Nazionale, l’Università della Tuscia e gli Ordini e Collegi professionali tecnici, abbiamo trattato argomenti di estrema attualità, quali la sicurezza sui luoghi di lavoro e la sicurezza diffusa ed illustrato lo stato di avanzamento dei lavori sul grande progetto della memoria storica del Corpo Nazionale. Il concerto della Banda dei Vigili del fuoco, nella splendida cornice di piazza San Lorenzo, e la sfilata conclusiva per le vie della città hanno ulteriormente impreziosito il Raduno.

L’Associazione, attraverso le proprie Sezioni, nel corso del 2022 ha ripreso a pieno le proprie attività fatte di incontri fra i Soci, della partecipazione ad iniziative di solidarietà nei confronti dei soggetti più fragili e bisognosi, di iniziative per la divulgazione della cultura della sicurezza. Un nutrito gruppo di nostri Associati, dopo tanti rinvii, dovuti al perdurare della pandemia, ha potuto finalmente coronare il sogno di partecipare alla grande sfilata di New York del Columbus Day assieme ai nostri colleghi Vigili del fuoco americani. Hanno vissuto momenti emozionanti che ha consentito loro di familiarizzare con i pompieri newyorkesi e toccare con mano il forte legame che unisce i pompieri di tutto il mondo.

A tal proposito è necessario ricordare l’impegno di fratellanza dell’ANVVF nei confronti dei nostri colleghi ucraini, con la donazione di 54 cassette di pronto soccorso che sono state poste all’interno di altrettanti mezzi da intervento donati dal Corpo Nazionale ai Vigili del fuoco di quel Paese.

Ulteriori iniziative di solidarietà nei confronti delle famiglie e dei pompieri ucraini sono state organizzate da diverse Sezioni provinciali.

Ci piace anche ricordare che nel corso dell’anno si è intensificata la collaborazione delle nostre Sezioni nell’assistenza agli hub per la campagna vaccinale Covid, come anche le iniziative congiunte con le delegazioni Unicef territoriali.

Da ottobre sono iniziate nelle varie Sezioni le assemblee degli iscritti in preparazione del 9° Congresso Nazionale del 2023, un passaggio importante che consentirà alla nostra Associazione di analizzare l’attività svolta nell’ultimo quadriennio e porre le basi per i prossimi quattro anni, tracciandone le linee programmatiche in maniera condivisa e democratica.

Tutte le componenti della ANVVF hanno lavorato e continuano a lavorare per portare a termine alcuni obiettivi prioritari che l’Associazione si era prefissata e che hanno avuto un rallentamento dovuto al lungo periodo di lockdown, fra i quali ricordiamo l’iscrizione al Registro unico del Terzo Settore ed una sempre maggior collaborazione fra ANVVF e CNVVF che si è concretizzata con la stipula dell’accordo operativo discendente atto a disciplinare l’attività dell’Associazione nel supporto alla gestione dei campi base. Un primo importante risultato, derivante dall’accordo, è stato il coinvolgimento della ANVVF all’esercitazioni nazionale e regionali di Colonna mobile e la partecipazione entusiastica delle nostre Sezioni alla settimana della Protezione Civile in collaborazione con i Comandi Provinciali.

Il nostro percorso per allinearci, sia in termini di organizzazione che di attività, alle maggiori Associazioni presenti nel panorama nazionale continua con perseveranza ed entusiasmo; confidiamo che tutti voi vi sentiate parte attiva e coinvolti nel processo di crescita ed affermazione della nostra Associazione.

Con questo auspicio rivolgiamo, a voi, care Socie e cari Soci e alle vostre famiglie un augurio di buona Santa Barbara ed un analogo augurio va ai nostri colleghi in servizio ed alle loro famiglie. Ricordiamo con commozione tutti coloro ci hanno lasciato e con la speranza che la nostra Santa Patrona vegli sempre su tutti noi, vi salutiamo con tanto affetto,

Il Presidente Onorario Nazionale                             Il Presidente Nazionale

Gioacchino Giomi                                                 Antonio Grimaldi

Roma, 4 dicembre 2022

Culto della Reliquia di Santa Barbara a Montecatini Alto

Reliquia di Santa Barbara a Montecatini Alto

A Propositura di San Pietro Apostolo – Montecatini Alto, Una piccola targa presente sul sopra citato monumento spiega che S. Barbara è patrona dei Vigili del Fuoco, degli artificieri, della Marina Militare, dei minatori, dei geologi, degli architetti, dei montanari nonché delle torri e delle fortezze; c’è una piccola statua in bronzo sulla destra a dominare un piccolo altare in pietra appoggiato su un terreno ricoperto da ghiaia del Carso, sopra il quale sono stati posti i particolari simboli rappresentati da reperti storici inerenti le varie istituzioni protette.

La reliquia si trova in un piccolo museo con ingresso all’interno della chiesa, sulla sinistra dell’altare maggiore, dove sono custoditi reperti artistici raccolti da una dinastia di parroci: i Paponi.

Per quanto riguarda Santa Barbara non ci sono notizie precise sul perché si sia sviluppato il culto di questa santa in terra di Toscana. 

Relativamente alla reliquia sappiamo che a Pisa, nella raccolta delle reliquie della chiesa Primaziale, si trova l’osso mandibolare della santa e, considerati i rapporti politici ed economici fra Pisa e Montecatini nel 1300 e che il reliquiario di Montecatini è di poco posteriore al secolo XIV, si desume che  una parte del cranio della Santa sia stata ceduta da Pisa a Montecatini che l’aveva eletta sua patrona fin dall’alto Medioevo.

Un’altra ipotesi avvalora questa tesi: al tempo delle Repubbliche Marinare, Venezia reclamava il dominio su tutti i nostri mari; l’unico suo problema era costituito da Genova nel Mar Tirreno per i commerci con il Medio Oriente. Per ottenere la supremazia si alleò con Pisa dichiarando guerra a Genova; Pisa accettò ma volle come ricompensa il cranio di Santa Barbara. Dopo qualche tempo Pisa non volendo sottostare ai voleri di Firenze, chiese aiuto a Montecatini che, rispose positivamente ma chiedendo quale compenso una parte delle reliquie di Santa Barbara. Pisa quindi offrì il teschio, mantenendo per sé la mandibola dello stesso. Purtroppo non esistono documenti probativi che attestino il possesso delle reliquie a Pisa e Montecatini.

ANVVF-CN Sezione di PISTOIA OdV

Progetto espositivo e allestimento:
Daniele Mercuri, Roberto Rossi, Alessandro Fiorillo, Fabrizio Di Claudio, Danilo Valloni e Salvatore Fumaselli
esposto:
Museo Storico dei Vigili del Fuoco delle Scuole Centrali Antincendi

Donazione

Dipinto di Salvatore Tricarico per onorare la patrona del Corpo nazionale dei vigili del fuoco

Il pittore Salvatore Tricarico il 4 dicembre 2020 ha donato al Corpo nazionale dei vigili del fuoco un dipinto raffigurante Santa Barbara.
Nel quadro Tricarico ha conferito solennità alla maestosa figura della patrona del Corpo, che cinge sulla testa una corona d’oro di forma turrita e porta nella mano una verde palma. L’aspetto giovanile risalta nello sguardo vivido dei suoi luminosi occhi celesti, come è celeste anche il velo che scende dalla testa al collo e le contorna il viso, la cui espressione palesa la fermezza nell’affrontare le avversità, i pericoli di disastri e di morte…

La storia di Santa Barbara

Leggi la leggenda...

La leggenda.

In un certo luogo dell’immenso Impero Romano ed in un tempo in cui la ferocia dei persecutori delle sette cristiane era animata da quel fervore caratteristico di chi ostacola i processi epocali di rinnovamento, visse una splendida fanciulla chiamata Barbara. Era amata ciecamente dal padre Dioscoro che aveva rifiutato numerose profferte di matrimonio di uomini speranzosi di sposare la bella Barbara perché preferiva che la ragazza convolasse a nozze con un alto dignitario romano. Dioscoro, gelosissimo, fece costruire una torre ove la figliola potesse dimorare nascosta agli sguardi degli uomini, nei lunghi periodi di assenza durante i quali l’uomo era costantemente impegnato nella sua attività di satrapo dell’imperatore, in quanto devoto e fedele servitore del suo signore e fervente adoratore delle divinità pagane. Barbara non era prigioniera della torre ed aveva facoltà di frequentare oneste compagnie, tra cui gli adepti della setta di una nuova religione che stava diffondendosi, seppure tra mille difficoltà, in tutto l’Impero, quella dei seguaci di Cristo, la cui principale aspirazione pareva essere il martirio nel nome dell’unico vero Dio. Poiché quest’unico Dio veniva rappresentato dalla trinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, Barbara ordinò ai muratori che avevano edificato la torre, con due sole finestre su ordine di Dioscoro, di aprirne una terza verso oriente in onore della trinità dei cristiani. Poi la fanciulla raggiunse uno stagno naturale che si era formato nei pressi della torre e tuffandosi tre volte in esso, si battezzò da sola, consacrandosi a Dio. Al ritorno nella torre, sputò sul volto delle statue pagane che incontrò lungo il percorso. Quando Dioscoro rimpatriò dal suo viaggio e notò che una terza finestra era stata aperta nella torre, ne chiese spiegazione a Barbara. Allorché l’uomo comprese il significato simbolico della terza finestra e seppe che la figlia aveva fatto voto di castità, fu preso da inaudito furore ed estrasse la propria spada per colpire la figlia, ma, proprio in quel momento, il muro della torre si squarciò e consentì a Barbara di fuggire, poi si richiuse dinanzi a Dioscoro. Barbara corse verso una roccia che si aprì davanti a lei e le permise di nascondersi. Il padre partì alla ricerca della figlia e chiese informazioni a due pastori: il primo dei due negò di aver visto Barbara, mentre il secondo la tradì e rivelò al padre il suo nascondiglio. Fu così che Dioscoro riuscì a scovare la ragazza ed a riportarla indietro battendola e trascinandola per i capelli; Barbara maledisse il pastore che l’aveva tradita e questi si trasformò in pietra insieme alle sue pecore che divennero scarabei. Dioscoro, furibondo, denunciò la figlia al prefetto del luogo che si chiamava Marciano e che cercò prima con le buone di convincere Barbara a rinnegare il suo credo religioso. Barbara non abiurò, ma, invece, prese ad insultare le divinità pagane, fredde ed immobili come le statue che le raffiguravano e come coloro che le adoravano. Marciano, stupito ed irritato dal comportamento della fanciulla, apparentemente debole ed indifesa, ma dotata di grande coraggio, ordinò che le sue nude carni venissero tormentate e fatte sanguinare con un panno ruvido e che poi la fanciulla passasse la notte in prigione a ravvedersi. Durante la notte un angelo visitò Barbara e la sanò, rassicurandola che Dio era dalla sua parte e che le sue sofferenze sarebbero state premiate. All’indomani Marciano, livido di rabbia per aver visto sanate le ferite della fanciulla ed ancor più perché non era ancora riuscito a vincere la caparbietà della ragazza, ordinò che Barbara venisse martoriata con piastre roventi e che il suo capo fosse battuto con un martello. Poi, assieme ad una sua amica cristiana chiamata Giuliana, Barbara venne tormentata dal fuoco e dalle fiamme, ma queste, per volere di Dio, si spensero. Marciano volle allora che alle due donne fossero tagliati i seni e che Barbara, perché ne fosse fiaccato lo spirito ed il candore virginale, fosse condotta nuda per le vie della città, schernita dalla folla e flagellata lungo il cammino. Barbara pregò ancora Dio di aiutarla a difendere il suo pudore e così fu che i flagelli si mutarono in leggere piume di pavone, mentre il cielo si oscurò ed una fitta nebbia impedì alla popolazione di vedere le nudità della vergine. Marciano, letteralmente folle di rabbia, per non aver ottenuto alcun successo sull’inerme fanciulla, ordinò che il padre le tagliasse il capo con la propria spada e Dioscoro, anch’egli furente per la risolutezza della figlia, non se lo fece ripetere due volte, ansioso di vibrare quel colpo mortale che avrebbe punito chi lo aveva disonorato. Barbara, allora, si rivolse per l’ultima volta a Dio e lo pregò di perdonare tutti quelli che, affidandosi alla memoria del suo martirio, non avessero avuto il tempo di pentirsi. Dioscoro, ebbro d’odio per la pervicacia della figlia, vibrò il colpo mortale , ma un istante dopo venne colpito da una violentissima folgore che lo cancellò dalla faccia della terra, facendone sparire finanche le polveri. Un uomo di nome Valentino trasferì il corpo di Barbara in un luogo chiamato Sole. Era il 4 di dicembre: i presenti furono così atterriti da quell’episodio che lo tramandarono per le generazioni a venire e si affidarono alla memoria di Barbara tutti coloro che furono colti da morte improvvisa e non ebbero il tempo di chiedere perdono a Dio.

Il contesto storico.

E’ immaginabile che, come per ogni leggenda, anche quella della vergine di Nicomedia abbia un fondo di verità. Il contesto storico degli avvenimenti è senz’altro successivo alla prima diffusione del Cristianesimo nelle province orientali dell’Impero Romano ed antecedente al 313 d.C., anno in cui Costantino proclamò il Cristianesimo religione di Stato, unificando così i diversi culti monoteistici dell’epoca come quello del Dio dei Cristiani e quello del Sole Invitto che andavano sostituendo le moribonde divinità pagane, ormai incapaci di soddisfare il bisogno di spiritualità popolare. “Temporibus Claudii imperatoris Maximiani” riferiscono i codici del secolo VIII conservati a Rieti e presso il Vaticano, alludendo assai probabilmente a Massimiano Erculeo, Imperatore Romano d’Occidente dal 286 al 305 d.C. Nel quindicennio in cui dovrebbero essersi svolti i fatti della leggenda, mentre ad Oriente, proprio a Nicomedia (detta anche Heliopolis, città del Sole, per il fasto dei monumenti fattivi erigere da Diocleziano) regnava Diocleziano, l’uomo che ideò la tetrarchia, il sistema di governo che aveva lo scopo di meglio dirigere il vasto Impero Romano dividendolo in quattro macrosettori. In effetti i tempi di Diocleziano furono ricordati come quelli delle ultime, ma feroci persecuzioni nei confronti dei Cristiani, che, invece, erano stati trascurati da altri imperatori,. I testi, dunque, furono redatti circa quattrocento anni dopo i fatti; inoltre aneddoti relativi a rocce che si aprono al passaggio di martiri, piaghe miracolosamente sanificate, presenza di torri e morti punitive per quei genitori che osteggiano le scelte di Fede delle figlie, sono comuni anche ad altre Sante della tradizione antica. Tutto ciò non fa che confermare il significato allegorico-simbolico, per la Chiesa ed i cristiani che vissero prima dell’anno Mille, della vita di Santa Barbara che, come tutti i martiri, affrontava con inaudito coraggio le sofferenze e conquistava la Vita Eterna, osando finanche umiliare le divinità pagane, mentre un padre malvagio non esitava a tagliare la testa alla sua unica e senz’altro amatissima figlia, per poi essere folgorato da Dio, in una perfetta divisione manichea tra Bene e Male.

Le reliquie

Se non si hanno certezze storiche sulla vita della Santa Barbara, è ben difficile stabilire se ve ne siano sulle fonti relative all’autenticità storica delle varie reliquie. Gli studiosi, al riguardo, hanno navigato per secoli nel mare delle ipotesi. In mancanza di documenti storicamente inoppugnabili, è difficile ricostruire le vicende delle reliquie, anche perché sono molte le divergenze sul luogo d’origine, così come sulla data precisa del martirio. Si dice che un cristiano di nome Valentino richiese a Marziano il corpo di S. Barbara, che seppellì riverentemente nel luogo chiamato “Sole” (probabilmente Heliopolis), in una piccola abitazione dove si rinnovarono frequentemente i miracoli, ottenuti da Dio, per intercessione della Santa. E’ certo che esso rimase a Nicomedia sino al IV° secolo, epoca in cui l’imperatore Giustino lo fece trasportare a Costantinopoli dove Leone, verso la fine del IX° secolo, fece erigere una chiesa nella quale venne custodito il corpo della Santa. Moltissime città nel mondo reclamano il possesso delle reliquie di Barbara. Ci sono infatti versioni molto discordi circa le città e i luoghi dove si troverebbe il corpo della Santa ed alcune di queste vantano documentazioni storiche.

Burano (Ve)

Nel 991 Giovanni Orseolo, figlio del Doge di Venezia, trovandosi a Costantinopoli chiese in sposa la nipote dell’imperatore Basilio II°, che era cattolicissimo. L’imperatore acconsentì e le nozze furono celebrate con grande sfarzo. Quando fu prossimo il giorno della partenza, l’augusta sposa prima di abbandonare la patria volle con sé le reliquie di S. Barbara, di cui era particolarmente devota. Le sacre spoglie, trasportate a Venezia e deposte dapprima nella basilica di S. Marco, furono poi collocate nel 1009 a Torcello (Ve), nella chiesa di San Giovanni Evangelista, mentre la reliquia del cranio, custodita prima in un busto di legno poi in uno di metallo, era stata collocata nella chiesa di S. Barbara dei Librari a Roma. Dopo la soppressione della parrocchia, il 15 settembre 1594, l’insigne reliquia fu portata a S. Lorenzo in Damaso. Il reliquario, parte in argento e parte in argento e bronzo dorato, è da attribuirsi alla prima metà del XVI° secolo. Le sacre spoglie sarebbero state poi trasportate nell’isola di Burano (1810), e collocate in un altare della chiesa di S. Martino, ove sono ancora venerate. Vista dall’esterno, la chiesa manca dell’ingresso principale, infatti si entra lateralmente da una porta rinascimentale, vicina alla Cappella di Santa Barbara. La conferma che le spoglie della Santa riposino nel sacello di Burano sta nell’atto di fede compiuto dal patriarca di Venezia, il Cardinale Angelo Giuseppe Roncalli che in seguito divenne poi Papa Giovanni XXIII, che Burano – Chiesa di San Martino che custodisce l’Urna Con le reliquie di Santa Barbara designò S. Barbara, quale una dei sette Patroni della città. I buranesi sostengono che il vero corpo di S. Barbara sia quello conservato nella loro chiesa di S. Martino e nel 1926, quasi per rendere ufficiale l’autenticità della reliquia, trasportarono il glorioso corpo della Santa con grande pompa nella cappella costruita per i Caduti in guerra. I pescatori di Burano, quando il mare è grosso e minaccia burrasca intonano ancora oggi la loro antica invocazione: Santa Barbara del canon / Protegeme da sto ton / Protegeme da sta saeta, / Santa Barbara benedeta.

Montecatini e Pisa

Mancano notizie precise su come si sia sviluppato il culto di Santa Barbara in terra toscana e come possa esservi giunta l’importante reliquia con il prezioso reliquario. La distruzione di Montecatini nel 1554 fu davvero fatale, perché Cosimo dei Medici, presumendo di cancellare perfino la memoria del Castello, fece bruciare tutti gli archivi. Osservando il teschio di S. Barbara, conservato nello splendido reliquario della Chiesa di S. Pietro Apostolo di Montecatini Alto, ci si può porre la questione di come e per quale ragione si trovi al Castello una reliquia così importante della vergine e martire di Nicomedia. Queste memorie di devozione sono solitamente collocate nelle città di mare o in luoghi che hanno avuto con questi centri rapporti politici e commerciali di una certa rilevanza. Ciò vale per le reliquie dei santi provenienti dall’estero, soprattutto dal lontano Oriente. Tali rapporti politici ed economici soprattutto nell’alto Medioevo, furono mantenuti dalle repubbliche marinare di Amalfi, Venezia, Pisa e Genova: guerrieri, mercanti e banchieri facevano a gara per riportare nelle loro città, oltre che i prodotti dell’Oriente, anche i corpi dei martiri e dei santi, di cui vi era ricchezza in quelle terre, per onorarli degnamente nelle loro cattedrali e per ricordo anche delle proprie gesta. E’ certo che a Pisa, nella raccolta di reliquie della chiesa Primiziale, si trova l’osso mandibolare attribuito alla martire Barbara (ne fa menzione anche il canonico Paolo Tronci nella descrizione delle chiese capitolari della città, in un manoscritto della seconda metà del XVII secolo). Esaminiamo i rapporti politici ed economici fra Pisa e Montecatini nel secolo XIV, sotto Uguccione della Faggiola, se consideriamo che il reliquario è di un epoca di poco posteriore a tale secolo, appare evidente che una parte del cranio della Santa sia stata ceduta a Montecatini da Pisa, tanto più che ai pisani era certamente noto che Barbara era stata scelta da Montecatini come Patrona fin dall’alto medioevo e che pertanto la città avrebbe gradito una reliquia così importante della vergine martire di Nicomedia. Un’altra spiegazione più plausibile è che al tempo delle Repubbliche marinare, Venezia, reclamava il dominio di tutti i nostri mari. L’unico suo problema era l’importanza della Repubblica di Genova nel mar Tirreno e nel Mediterraneo per i commerci con il Medio Oriente. Per ottenere la supremazia dichiarò quindi guerra a questa sua rivale, alleandosi a Pisa. Quest’ultima accettò volentieri ma pretese come ricompensa, tra l’altro, il cranio di Santa Barbara. La Repubblica veneta a malincuore accondiscese a questo desiderio pur di ottenere il risultato sperato. Dopo qualche tempo Pisa non voleva sottostare ai voleri di Firenze. Si preparò a resistere allo strapotere fiorentino chiedendo aiuto a Montecatini. Questa accettò di dare il suo contributo reclamando una parte delle reliquie di Barbara. Pisa acconsentì ad offrire il teschio alla sua alleata, mantenendo per sé la mandibola dello stesso. E’ pur vero che mancano documenti probativi o verbali che attestino il possesso di queste reliquie a Pisa e a Montecatini. Ciò è dovuto esclusivamente al fatto che moltissimi documenti sono stati distrutti durante l’assedio, gli incendi ed i saccheggi di cui fu vittima il Castello della città di Montecatini, specialmente da parte dei fiorentini. Tra le svariate ipotesi relative alla presenza di reliquie di Barbara in Toscana quella sopra riportata risulta la più attendibile e in parte storicamente riconosciuta.

Rieti

Molti affermano che intorno al 286-287 Barbara si trasferì presso la villa rustica di Scandriglia, oggi in provincia di Rieti, al seguito del padre Dioscoro, collaboratore dell’Imperatore Massimo Erculeo. La conversione alla fede cristiana di Barbara provocò l’ira di Dioscoro che portò al suo martirio. La tradizione narra che un gran terrore per l’efferato delitto commesso dal padre Dioscoro pervase il popolo di Scandriglia. Un pio uomo fece dare alle spoglie della Martire onorata sepoltura nei pressi di una fonte, che divenne ben presto memorabile per i miracoli ottenuti per intercessione della Santa. Cessate le persecuzioni contro i cristiani, nella stessa località sorse una piccola edicola dedicata alla gloriosa Martire. Quella edicola fu trasformata, dopo l’editto di Costantino, in chiesa, e quivi i cristiani si riunivano per venerare la Santa e ricordarne il martirio. Durante il secolo IX i Saraceni, chiamati per liberare la Sicilia dalla dominazione greca e divenuti in breve tempo padroni di tutta l’isola, di là si spinsero a saccheggiare le province della penisola. Anche la Sabina fu devastata, ad eccezione della città di Rieti e della abbazia di S. Maria di Farla. Il territorio di Scandriglia, su cui sorgeva la città di Defila subì la stessa sorte e dell’antica villa di Dioscoro e della chiesetta di S. Barbara non rimasero che le rovine. Solo più tardi, nei pressi della polla d’acqua miracolosa, fu costruita una cappella che conserva ancora oggi il titolo di “Ecclesia Martyri Sanctae Barbarae”. In seguito i reatini, già da tempo devoti alla grande Eroina, per sottrarre la salma alle rovine e alla desolazione di quei luoghi, la trasportarono a Rieti. Le sacre spoglie prima furono sistemate sotto l’altare maggiore della stessa Cattedrale, tra i sacri corpi di S. Giuliana vergine e martire e di S. Felice martire; quindi, tra il sec. XII e XIII, cioè parecchi anni prima che fosse onorata con la consacrazione che ne fece Papa Onorio III° nel 1225, furono sistemate sotto l’altare maggiore della moderna Cattedrale. Infine, il 27 aprile 1806, trovò collocazione definitiva sotto il rinnovato altare maggiore della stessa Cattedrale. Rieti vuole e proclama sua Santa Barbara e ne venera le spoglie. Al riguardo la leggenda narra che mentre si tentava di rapire le spoglie della Santa tutte le campane della città si mettessero spontaneamente a suonare a stormo e che i rapitori, paralizzati dallo spavento, avrebbero desistito alla sacrilega impresa. Questo miracolo parve ai repentini prova manifesta della volontà della Santa di rimanere sepolta a Rieti.

Piacenza

Carlo Magno, re d’Italia e conquistatore di Nicomedia, avrebbe ottenuto dal Pontefice Formoso che la venerata spoglia di S. Barbara, fosse donata a sua sorella Angilberga, vedova dell’imperatore Lodovico II° e fosse sepolta nella cripta della monumentale Basilica di S. Sisto a Piacenza. É accertato che il Vescovo di Piacenza verso il 1915 abbia desunto in modo equivocabile che il corpo di S. Barbara di Nicomedia sia effettivamente quello conservato nella chiesa di S. Sisto in Piacenza, nella cripta dedicata ai Caduti e solennemente inaugurata alla presenza del Re Vittorio Emanuele III dopo la grande guerra vittoriosa. Sullo stesso altare, in un quadro del Raffaello, la Santa è raffigurata in atto di venerazione ai piedi della Vergine. Durante la guerra 1915-1918 i piacentini si ritenevano tranquilli essendo S. Barbara entro le mura della città.

Varie zone d’Italia

Il Diario Romano del 1926, indica altre reliquie di Santa Barbara conservate in un cofanetto del XII° secolo nel Tesoro di San Giovanni in Laterano a Roma, oltre che nella chiesa di Santa Maria in Trasportina (nell’altare dedicato si custodisce un frammento del suo braccio), nella Basilica dei Santi Cosma e Damiano e nella parrocchia di Santa Barbara alle Capannelle, proveniente dal corpo conservato a Venezia. Altre reliquie si trovano a Napoli, presso la Cappella della chiesa della Real Casa della SS. Annunziata, a Cremona, a Mantova, a Trapani ed a Carbonia (provincia di Carbonia-Iglesias). Non bisogna farsi ingannare dall’apparente stato confusionale in cui le varie vicende si sono andate depositando nel corso dei secoli, o dall’accumulo di luoghi e siti che, in qualche modo, ne rivendicano varie paternità di origine, di morte e di conservazione delle reliquie. Quel che conta è che quel martirio, fondato su elementi di grande fruibilità e leggibilità, è di quelli che vanno diritto al cuore, e forse anche al cervello degli uomini. Si ritiene che siano esistite altre sante dallo stesso nome, quindi le varie città che si contendono l’onore di possedere il corpo di S. Barbara non sono del tutto in errore.

Foto panoramica del Villaggio SANTA BARBARA a Roma Capannelle.

Santa Barbara, protettrice dei vigili del fuoco

  • ★★★★★

La giornata di Santa Barbara è quella in cui gli anziani accanto ai giovani si uniscono una volta di più, quella in cui tutto il personale avverte profondamente, il valore delle tradizioni e della propria identità, è il momento in cui idealmente il Corpo si rinnova in un passaggio di consegne continuo tra le generazioni di Vigili che si avvicendano trasmettendosi passione, competenze ed anche grandi fermenti ideali.

Struttura conservativa:
Servizio Documentazione Centrale

SANTA BARBARA PROTETTRICE DEI VIGILI DEL FUOCO - Museo di Ostiense

  • ★★★★★

Tra la fine del 1939 all’inizio del 1940 furono fatte 94 copie della statua da assegnare ad ogni corpo provinciale d’Italia. Ancora oggi molti comandi conservano questa statua dalla particolarissima foggia e dalla storia spesso sconosciuta ai più.

Donata al museo storico di Ostiense dal Capo del Corpo Nazionale Ing. Fabio Dattilo.

Curiosità risalenti al periodo bellico

Fonte: A. Mella, Uniformi e distintivi dei vigili del fuoco 1900-1965, Milano 2008).

IL BATTAGLIONE SPECIALE SANTA BARBARA

Attestato di iscrizione nei quadri del Battaglione Speciale Santa Barbara

Proprietà
Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco
Struttura conservativa
Museo Comando prov.le VVF Roma Ostiense

Il Battaglione Speciale Santa Barbara

Vigile del Fuoco del Battaglione Speciale Santa Barbara

 

 

Proprietà
Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco
Struttura conservativa
Museo Comando prov.le VVF Roma Ostiense

Associazione Nazionale Vigili del Fuoco – CN